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giovedì 28 aprile 2011

WikiRebel: LO SPECCHIO DEFORMANTE SI E' ROTTO - RESISTENZA D'ANIME PERSE ALLA "SOLUZIONE CILENA", sostiene Giovanni Dursi

Sostiene Giovanni Dursi ... LO SPECCHIO DEFORMANTE SI E' ROTTO - RESISTENZA D'ANIME PERSE ALLA "SOLUZIONE CILENA" - Barricate di fuoco. Le fiamme che ardono in Piazza del Popolo, e due colonne alte di fumo nero, accanto alle due chiese, dove si scontrano la polizia e i ragazzi. C'é "una immagine nuova", oggi, anche negli occhi di uno come Tano D'Amico, l'autore di celeberrimi scatti durante gli scontri degli anni Settanta. "Piazza del Popolo, così, con quei roghi, io non l'avevo mai vista", dice il fotografo. Dov'é stato stamattina? "Dappertutto". Cosa ha visto? "La rabbia pura che esplode. Nel '77, nel '68 c'era invece la speranza. Io andrei a due secoli fa, per fare un confronto, alle sommosse di Parigi e al '48''. Rientra nella cronaca dei fatti, in ogni caso, oggi, l'impressione che la storia di 30-40 anni fa si ripeta. Roma ha rivissuto l'incubo del passato. E lo dimostrano alcune foto storiche. Il fiume di studenti nel cuore di Roma, oggi; come quello immortalato il 19 febbraio 1977, in bianco e nero: la foto s'intitolava '50 mila studenti per le vie della capitale'. Le scarpe a terra, su via del Corso: le hanno perse durante gli scontri, oggi. Come quelle brandite in aria dalle donne, ancora nel '77, 'Siamo tutte a piede liberò. Le sciarpe usate per nascondere i volti, oggi. Come lo scatto che inaugura la galleria de 'Gli anni ribelli' di D'Amico: 'Ragazza e carabinieri', dove la fila al centro fra i capelli, e la sciarpa tirata sopra al naso incorniciano gli occhi puntati sui militari. ... Lo specchio deformante parlamentare, istituzionale, della rappresentanza partitica e della “legalità” si è rotto. Un'altra opposizione è possibile per non pagare la “crisi”, per affermare senza “se” né “ma” i diritti di cittadinanza, per la libertà nelle metropoli del capitale. Nella lotta popolare di resistenza alla “soluzione cilena” statale-confindustiale destinata alle opposizioni politiche, nelle responsabilità individuale e collettiva degli “antagonisti” risiede la concerta possibilità di guardare oltre le nebbie del sistema economico-politico vigente. L'embrione di unità della soggettività antagonista generata dalle lotte sociali si è palesato da tempo e non solo in Italia, certo risentendo della caoticità dell'insorgenza rivendicativa, ma – senza alcun dubbio – presentandosi come obiettivo segno d'una seria ripresa della capacità di contrasto all'incedere della “dittatura dell'impresa” e del protagonismo popolare che ripropone l'orizzonte del “beni comuni”. Questa scossa, auspicata e coprodotta, è indotta da condizioni materiali che divaricano irreversibilmente il coagulo di interessi del capitale globale (la commistione – in sede governativo-parlamentare - di interessi pubblici e fatti privati è l'espressione più facilmente decodificabile dell'attuale prioritario ruolo che svolge il “complesso politico-industriale-finanziario” nella configurazione del dominio sociale) da un lato, e, dall'altro, una reazione delle “classi subalterne” – nel vivo del quotidiano scontro sociale – che “vede” necessarie l'autorganizzazione, mentre sedimenti di conoscenza critica ed elaborazione teorico-politica vengono condivisi e fatti “corpo” nelle concrete “forme di vita” e di “cittadinanza attiva” ... [tratto dal successivo Link]


Link: http://cprca2010.ning.com/profiles/blogs/lo-specchio-deformante-si-e

“Anime perse” nel freddo caldo. Roma è lastricata dal dolore fisico e sangue di cento feriti, tra “manifestanti” e “forze dell'ordine”. La battaglia intorno ai palazzi del “potere” serve a rastrellare oltre cinquanta “fermati” che rischiano l'arresto. “Anime perse”, libere e circondate. Un'intera giornata di rabbia e terrore negli occhi, di scontri, di distruzione. Dal Pronto soccorso del “Fatebenefratelli”, sull'isola tiberina, prima d'essere “fermata”, Silvia narra: “Tu da qua non te ne vai, tu vieni via con me. Mi dice mentre continuava a manganellarmi sulla testa”. Verso le 15, senza alcun motivo, arriva l'ordine: ora vanno caricati. Da Piazza del Popolo, non hanno avuto il tempo di riparare, di sottrarsi alla mattanza. Aggrediti. “Anime perse” con la gioia strozzata in gola. Dopo i punti di sutura e le lastre, in Questura in “stato di fermo”. “Anime perse”, inseguite dai cani. Bagliori di guerriglia urbana sui quali si accanisce chi detiene il “monopolio della forza”. Silvia, dolorante alla testa e con occhi rossi ancora determinati, dice: “non avevamo fatto assolutamente nulla”. Intorno esplodono bombe carta, incendi divampano, manganelli volteggiano e assestando colpi verso chiunque. Nell'acre fumo che si spande, pistole vengono impugnate. “Anime perse”, ben riconoscibili, volutamente confuse con indistinta teppaglia, perché l'altare del martirio chiede il suo sacrificio. Devastazioni di vetrate di banche, roghi d'auto e cassonetti. Fuoco e poi ferro. Montecitorio assediato da decine di migliaia di studenti che si sono dati appuntamento ai Fori imperiali dopo essere partiti dalla Università in subbuglio non solo della capitale. Piazza del Popolo, via del Corso, piazzale Flaminio, un unico campo di battaglia di “multietniche anime perse”. Cariche a ripetizione. Barricate. Poi, in campo aperto, si cerca il contatto. Si arretra e s'avanza, senza più paura. La vita è ora. La dignità è ora. Una rabbia mai vista, dilagante, condivisa. “Anime perse” colme di odio gioioso. Nutriti cortei di oppositori si congiungono in piazza Venezia. Sono appena le 12:30. Linguaggi diversi, variegate critiche allo stato presente di cose s'amalgamano, partecipando all'esperienza comune della contestazione e della rivolta. “Parlano tra loro” FIOM, Centri sociali, cittadini aquilani, i “No Dal Molin”, i “No TAV”, studenti. “Anime perse”, una prospettiva, un eccezionale “colpo d'occhio” del futuro. Distesa imponente di persone, bandiere d'ogni colore, anarchiche. La “zona rossa” è osservata con sdegno. I “blindati”a difesa. In via del Corso e via del Plebiscito cala il silenzio. In alto l'elicottero delle Polizie; con il mulinare sinistro delle sue pale incombe sulla calma della moltitudine. Si cercano varchi, con i caschi in testa, urlando le proprie ragioni. Il passo del corteo aumenta. “Anime perse”, protagonisti d'una bella aggressività. Superato è il varco di Torre Argentina, libero e ignorato; trascurato il postribolo di Palazzo “Grazioli”, ora, si devia in Corso Rinascimento, verso il Senato. Al limitare, sbarramento militare. Pietre volano contro. Bastoni impugnati. Salde nell'arena, “anime perse” brillano di luce propria. Le forze dell'ordine rendono l'aria irrespirabile. Nelle tossiche nebbie, caricano a caccia di bottino umano. Trascinano a terra i corpi degli oppositori vilipesi dalle brutali previste manganellate. Il controllo della strada è stato violato. Il controllo della strada è ripreso, a colpi in testa. La sassaiola prosegue. Una battaglia, condotta con i nervi scoperti, che dura mezz'ora. Minacce armate generalizzate cercano di spegnere mille fuochi che ovunque s'accendono. Roma è un'eco vulcanica. La ribollente fiumana umana, dai molti rivoli, si ricompone, invade il Lungotevere, attraversa il tratto di Tor di Nona, applaude i bambini d'una scuola elementare che da una terrazza gridano convinti “abbasso la Gelmini”. “Anime perse” nel tramonto che prepara l'aurora desiderata. Lo scontro finale è a Piazza del Popolo. Sono le 14:45. Ai margini della piazza si prende fiato. Alcuni rincuorano, audaci riprendono la marcia, si staccano, corrono con energia. Vogliono arrivare a Montecitorio. Oltre un'ora di scontri. “Anime perse” dall'energia contaminate in grado d'accerchiare divise grigioverdi, sopraffarle, privarle di radio e manette. Vengono estratte pistole dalle fondine. Le dita sono alquanto tremolanti. Le feroci guardie, ridotte a prede, vengono infine liberate dalla stretta. Sono respinti gli assalti. Oggi può bastare. Le guardie si rifugiano nei “blindati”. Fiamme avvolgono mezzi d'ordinanza ed alte colonne di fumo dipingono l'evento che, alle 15:30, verso Piazzale Flaminio riversa un'altra calda onda che dilaga. Incidenti a Prati, in via degli Scipioni e Marcantonio Colonna, con sassaiole che spazzano la stagnante aria; rifugi dentro Villa Borghese. Zona rossa immacolata, come stabilito. Lo scuro della sera s'avvicina. Si, oggi può bastare. La prossima volta la moltitudine in rivolta prenderà a calci nel culo, come accade nel circo con il clown, quei fetidi guitti che parlano di “ignobile episodio, espressione di una logica criminale”. La mancanza di reddito e dei diritti non è un problema confindustriale o statale. È “il” problema delle moltitudini. La soluzione sta nelle loro mani, nella sensata forza distruttiva del rifiuto. Nell'attaccare e distruggere simboli e “cose”. Nell'esaltare la forza distruttiva del “no”. Nel modo compatto di stare in piazza, antagonisticamente unite. Ovunque presenti ed attive, dove c'è rivolta contro il capitalismo, il potere, la proprietà. Ovunque la violenza non sia considerata un problema morale, ma semplicemente la “vita sociale storicamente determinata”, “puro mondo” nel quale siamo “gettati” che le vigenti forme di illegalità chiamano «democrazia».

Link: “Lo specchio deformante si è rotto”
http://cprca2010.ning.com/profiles/blogs/lo-specchio-deformante-si-e

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