L’infinita potenza del lavoro cognitivo e la miseria paranoide del capitalismo finanziario. E il luogo di questo rovesciamento del mondo è di nuovo l’Europa. La generazione cognitaria che occupa le strade d’Europa in questi giorni non ha alcuna vocazione per la violenza. I precari cognitivi, ricercatori studenti scienziati poeti e artisti che hanno preso la strada, sono portatori di sapere, di innovazione, di educazione e di civiltà. Le politiche liberiste e i governi mafiosi la civiltà la stanno distruggendo. E noi la dobbiamo difendere. A questo scopo si è dovuto mettere in moto un processo inarrestabile di destabilizzazione delle politiche distruttive. Per questo a Londra come a Roma come oggi ad Atene abbiamo dovuto scendere in strada. Il sindaco Alemanno, un capo manipolo che assume picchiatori come dirigenti comunali, ha dichiarato il suo stupore perché i manifestanti del 14 dicembre sembravano “organizzati ed esperti”. Certo che lo sono. I precari cognitivi sono gente esperta e organizzata per definizione, sono la generazione più esperta che la storia abbia mai conosciuto, perché sono costitutivamente interfacciati con la rete. E’ il popolo di Assange e di Anonymous, è il popolo di Luther Blissett. Ha un milione di facce e ne ha una sola, irriconoscibile perché cangiante, mutevole, indefinibile, imprendibile, in giudicabile. E’ chiaro che l’establishment politico, economico e finanziario non ha alcuna intenzione di ascoltare: non capisce più nulla, ha il cervello in pappa. La sola cosa che sanno fare è accaparrarsi famelicamente risorse che non gli appartengono. Non c’è nulla da discutere con questa classe dirigente, occorre esautorarla. Ignorarla, non rispettando la sua legge. La senatrice Finocchiaro, acuta stratega del ventunesimo secolo ha chiesto: “chi sono tutti questi infiltrati, chi li ha mandati e chi li paga?”. Dovrebbe rassegnarsi all’amara realtà: il 14 dicembre a Roma c’erano centomila infiltrati. Quanto alla domanda “chi li paga”, il problema è proprio questo. Non li paga nessuno, eallora hanno deciso di mettersi in proprio. Se la senatrice Finocchiaro è alla ricerca di qualche venduto farebbe meglio a guardare a casa sua, nel pozzo nero di Montecitorio, o nel pozzo grigiastro del suo partito.Ci troverebbe ad esempio un tal Calearo, l’industriale che Veltroni ha proposto come simbolo del suo nuovo corso, il confindustriale che il PD ha portato alla Camera, che ieri ha votato per il suo nuovo benefattore.
(*) Franco Berardi (“Bifo”) è uno scrittore, teorico e agitatore culturale italiano. Durante gli anni 70’ si delinea come una delle più importanti figure all'interno del movimento dell'Autonomia. Fondatore della rivista A/traverso (1975-1981) e membro della redazione di "Radio Alice" di Bologna, la prima stazione radiofonica libera in Italia (19676-1978), dagli anni 80’ collabora con importanti riviste come: Semiotexte (New York), Chimerees(Parigi), Metropoli (Roma) e Musica 80 (Milano).
Tra i suoi ultimi libri si ricordano: Ethereal Shadows ( New York, 2007), Felix Guattari ( New York, 2008), Precarius Rhapsody (New York, 2009), The Soul at Work (Los Angeles, 2010) e After the Future (Edimburgo, 2011).
Insegna “Elementi di Storia della Comunicazione Sociale” presso l’Accademia di Belle Arti di Milano. È il co-fondatore della rivista elettronica rekombinant.org, promotore del fenomeno delle Telestreet e attualmente sta sviluppando il progetto SCEPSI - Scuola Europea di Immaginazione Sociale (European School of Social Imagination) che inaugurerà il 21 maggio 2011 nella Repubblica di San Marino.
In occasione della conferenza presso la Facoltà di Design e Arti, che rientra nell'ambito del corso The Site of Change: Art & the Body Political (Laboratorio B, docente Marta Kuzma), Franco Berardi affronterà l’importante tema dell’autonomia del sapere, non solo in relazione alla crisi che dilaga nell’ambito universitario europeo, ma anche in prospettiva di un superamento della stessa, aprendo una riflessione incentrata sul ruolo della immaginazione come si prospetta nel più recente progetto SCEPSI (http://scepsi.eu).
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